Saturday, December 16, 2006

« Un giorno diventerai dodecaedro », questo dicevo amorevolmente a un maestoso Laurus nobilis che dovetti tagliare su ordine del proprietario, nel giardino di Cagiallo (sede di un mio ex laboratorio).
Probabilmente dodecaedro un poco lo era già: con le radici bene infisse nel terreno, i rami con foglie sempreverdi svettanti verso il cielo e il tronco puntato direttamente al centro della Terra.

Faggio, tasso, tuia, betulle, edera, forsizia, serenella, agave, rami misti, vecchi scarti, legno, foglie o radice, bruciate nel camino o nella stufa, pulite o non pulite, vagliate o non vagliate; e queste sono solo alcune delle variabili per le ceneri; poi ci sono quelle per i minerali: le percentuali dei componenti, la densità del composto, il tipo di applicazione (immersione, pennello, colata, su oggetto già smaltato umido o secco), il tipo di cottura (ossidazione o riduzione), il regime di salita e quello di discesa, una cottura, due cotture, tre cotture, l‘aggiunta di vetri e metalli.
Esaurirsi in una vana lotta con l’oggetto e le sue molteplici realizzazioni è molto facile; le possibilità sono infinite e comprendo benissimo i ceramisti e gli scultori che, una volta eseguito un periodo di ricerca, definiscono i loro effetti e li mantengono con piccole variazioni.

All’inizio anch’io seguivo le procedure e usavo la bilancia di precisione annotando tutto, grammo per grammo, per garantirmi una ripetizione in caso di successo; poi, cessando di produrre oggetti d’uso (vasi, portafiori, ecc.), a poco a poco ho iniziato a « inseguire" gli smalti, con questo intendo che molto spesso la metà dello spazio dei forni è dedicato a prove di smalto e sperimentazioni varie e capita anche che riempia forni con sole prove.
“Inseguo" uno smalto mettendo la bilancia da parte: per modificarlo posso solo aggiungere componenti o altri smalti, per fare ciò riempio svariati contenitori con varianti che dopo la prova eventualmente rimescolo.

Nell’applicazione sovrappongo fino a tre strati con smalti differenti, mettendo sotto quelli «secchi» (meno vetrosi) , in modo che quelli aggiunti vengano frenati nell’eventuale colatura. Anche la sequenza delle sovrapposizioni ha la sua importanza,e questo determina ulteriori varianti.

Lavorare a queste condizioni esige una concentrazione e un’implacabilità definitiva: si deve avere il coraggio di provare, di accentuare gli errori, eliminare, trasformare, seguire l’intuito, senza remore o pentimenti: tutto si trasforma continuamente e pochi sono gli smalti mantenuti integri. A questo servono gli innumerevoli dodecaedri costruiti e pronti per la cottura: io li chiamo “portasmalti”: ogni volta che scopro un effetto o uno smalto che mi attira gli dedico un dodecaedro e poi ricomincio a mescolare.

Per questo ogni pezzo è unico; inoltre pure irripetibile è il lavoro del fuoco nel forno a gas e neppure io potrei rifare esattamente tutti gli effetti ottenuti in passato benché, per quanto sia possibile, tutto venga ancora annotato.

Anche il forno poi fa il suo lavoro: “il lavoro del fuoco” dicono i ceramisti, che si potrà ammirare solo al momento dell’apertura dopo il raffreddamento.
Il lavoro del fuoco è talmente imprevedibile (soprattutto usando degli smalti in continua trasformazione) che con il tempo ho imparato a distanziarmi dalle aspettative che creo al momento della progettazione e della smaltatura.
In alcuni casi, dopo la delusione iniziale e messo l’oggetto in un angolo, solo dopo parecchi giorni, se non settimane, mi accorgo di come l’oggetto abbia acquisito con la cottura una sua personalità, svincolata da mie aspettative o modelli preesistenti e questa è una vera gioia.



Ecco due esempi tratti dal diario di smaltatura: i numeri da soli sono gli smalti, nel loro ordine di applicazione (l’ultimo risulterà quello a vista), il segno x preceduto dal numero definisce quante volte il pezzo è stato immerso (per quanto tempo) o pennellato.

COLONNA D TREDICI PEZZI (32° forno)
solo con 11:
• tutta immersa 1x tenuta sopra , 4 sec
• poi 11 diluita (+ 8 litri H2O)
• basso sopra 1x 4 sec
• basso sotto 1x 4 sec
• basso sopra 1 x 1 sec
• i pezzi in cima 3 sec
• vetro 20 sulla punta


IL PIÙ GRANDE DODECAEDRO (COMETE) (19° forno)
• comete: (2+4)-11-29-21-317
BLUY-(2+10)- (2+21 )-21 -(2+31 )
(blua+bluy+2)-(8+blua+bs)-(2+22)
(2+6)-(CEL+l)-CEL+7)
11-(CEL17).
• fondo 8 penn.picc. - 3x + 97 penn. picc. 2x + LR Ix - ERZ Ix - CRZ Ix.
• sopra: 11 + 13- vetro n°20 4 pezzi - polvere sulla spirale -pezzi ottone


Ecco come procedo per la creazione degli smalti alla cenere


separazione dei rami dalle parti verdi (nell'esempio: rami di tasso); foglie e legno hanno contenuti minerali diversi e quindi vanno trattate separatamente per ottenere effetti diversi





raccolta dei pezzi tagliati per l'essicamento

Friday, December 15, 2006


insaccamento delle parti verdi dopo il seccaggio, pronte per essere bruciate





cenere vagliata, alcuni ceramisti eseguono un bagno di lavaggio prima dell'uso, cosa che io non faccio





provini con smalti alla cenere con differenti percentuali di componenti





provini e secchi di smalti nell'attuale laboratorio





provini, gres, cottura in forno a gas

Tuesday, December 05, 2006


schema con la storia dello smalto no. 4, aggiunte, diluzione, smalti di origine ed eventuali smalti creati partendo da esso






diario del forno no. 24 (forno di riferimento), tempo e temperatura, salita (riscaldamento), aperture per l'ossigeno, culmine e discesa (raffreddamento)





diario di smaltatura






forno caricato pronto per l'accensione





FORNO IN AZIONE, 22.XII.MMIV